I Cavalieri di Arcore: Riccardo
Raduno solitario 2006: Sardegna
Bene, vi racconto brevemente il mio primo raduno delle Arcore “in solitario”.
Tenendo fede alle promesse fatte sul forum ho scelto la Sardegna, in particolare Villasimius (CA).
La preparazione della moto è durata un mese circa, poche cose ma fondamentali : innanzitutto le puntine nuove che hanno
risolto il 99% dei problemi che mi avevano fatto dannare tutto l’inverno, rabbocco olio, 3 candele di scorta, qualche ferro,
camera d’aria, bomboletta gonfia e ripara, filo gas e frizione, morsetti, tubo benzina, due lampadine, montaggio bagagliaio,
pieno di Shell V Power (classica cura omeopatica che fa sempre bene a chi sta già bene).
Durata del viaggio 14 giorni: ne erano previsti sette ma ho prolungato per la bellezza del luogo e la compagnia degli amici
(nonché per la rara ottima salute dell’Arcore).
Arrivo trionfale al porto fra una miriade di orrendi scooooooter e marinai molto premurosi nel legare la moto.
(Le solite vocine: "Uh! l’Arcore, ma dove si avvia con questa moto?")
Nave da Napoli per Cagliari poi 40 km fino a Villasimius con mia moglie e una torre di bagagli dietro.
Con moglie ed amante:
Il posto, a parte il mare meraviglioso, offre una serie di itinerari nel raggio di 40/50 Km.
La costa Rei è costellata di spiagge e calette raggiungibili con un po’ di sterrato, e poi l’interno con i profumi intensi
della macchia mediterranea che si sprigionano sotto al sole ed in moto sono inebrianti.
Lunghi tratti, si lo confesso, senza casco.
Ombre furtive:
Strade rosa di asfalto misto a granito, semideserte, curve dolci, tornanti con vertiginose piegature, discese con roboanti
scali di marcia, lunghe salite con il motore sempre in tiro che cantava allegramente.
In particolare il giro delle Gole della Picocchia e il monte Sette Fratelli (90/100 km a.r.) dove ho sbagliato strada
finendo fra le montagne senza incontrare nessuno per chilometri, poi la strada asfaltata si è ristretta ed è finita
costringendomi, non potendo più tornare indietro, a percorrere il resto su una carrareccia pietrosa ripidissima sia
in salita che in discesa, senza anima viva, fra due muri di minacciosi fichi d’india, guadando anche torrentelli.
Perduto tra i monti:
Davvero un’avventura, con il terrore di bucare e della rottura dei paraolio.
Telefoni senza campo.
Ritornato a Villas ho lasciato la moto sotto gli eucalipti e, sudato e impolverato, mi sono concesso un bagno ristoratore.
Sorpresa: al ritorno trovo la ruota bucata. Tiro fuori la bomboletta (che è un terno secco al lotto) ma fortunatamente
gonfio e riparo.(Mi è poi durata fino a Napoli dove ho cambiato la camera d’aria per sicurezza).
Per il resto la moto non mi ha dato alcun problema a parte qualche singhiozzo e la rottura del filo contachilometri.
Il vecchio gommista del paese fra l’altro (avendone vendute ben 3 nella sua lunga carriera) aveva alcuni ricambi in
magazzino di cui ho fatto scorta.
Inutile dire che la moto se la mangiavano con gli occhi, adulti e bambini, riverniciata e scintillante, la guardavano,
la toccavano, commentavano, si complimentavano ed io con un pizzico di civetteria la parcheggiavo volutamente in piazza
e mi godevo la scena da lontano seduto al bar. Piccole vanità.
Mi sarei spinto anche più lontano per un raduno almeno a due ma nessuno si è fatto sentire.
L’anno prossimo ho intenzione di ripetere, attraversando poi l’isola in due tappe, sbarcare in Corsica, girare il sud
e tornare a Napoli da Porto Vecchio. (Chi si accoda?).
Conclusione: un viaggio semplice e divertente che consiglio senz’altro. E un’ altro suggerimento: tenetele bene ma usatele,
usatele, usatele, che è una grande soddisfazione anche perchè lassù non credo che ce le faranno portare.(Magari!)
Riccardo.
Agosto 2006
Ponza 2005:
avrò esagerato?
Settembre 2005
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